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Inserito il: 30 Oct 2010 10:41
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Sam Batardini proprio Noooooo.....tu ti lamenti che criticano chi ama i Westie e tu poi li chiami ipocriti????? sei uguale a loro????? io ho un meticcio e nn mi sn mai permessa di chiamarlo bastardino.....è un offesa...poi che significa è per gli uomini che ci sono i bxxxxxxxx per strada????allora dobbiamo farli morire e voltarci solo perchè sono stati gli altri e n noi.....nn mi sembra un'adeguata risposta.....
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Inserito il: 30 Oct 2010 10:47
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FioccoMa ragazzi...BBBBOOONIIII!!!!! Alle volte si sbagliano i termini: è proprio una "prerogativa" della lingua italiana! Allora (per sdrammatizzare!": " Falqui, basta la parola!"
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Inserito il: 30 Oct 2010 10:56
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Care Luna e Chicca.....io nn sn arrabbiato e neanche la mia mami lo è...ma lei nn vuole che vengano chiamati così i nostri amici METICCI....li ama troppo li coccola sempre....poi la mia sorellina è bella e intelligentissima per difenderla sn pronto a mordicchiare ihihihih.....anche se debbo dire che lei si sa difendere da sola perchè è molto più grande di me.....Viva gli animali....ci manca solo un gatto ma io e la mia sorellina nn vogliamo un felino....hahahahaha.......
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Inserito il: 30 Oct 2010 16:02
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fiocco mi sa che tu hai frainteso le parole di sam
non penso proprio che abbia usato il termine bastardino x offesamolti usano questo termine ma non penso proprio con la voglia di offendere un meticcio...
ha ragione inoltre quando dice che se i canili sono cosi'pieni la colpa al 90%e'degli uomini...se fossero stati sterilizzati a tempo debito tanti problemi non ci sarebbero -
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Inserito il: 30 Oct 2010 16:26
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Fiocco hai perfettamente ragione!!!.Però sono certa che Sam non voleva offendere nessuno e ha usato quella parola (come a volte si usano certe parole "più condite"per rendere al meglio l'idea di cani abbandonati per strada.E comunque tutti i cagnolini meticci sono degni di uguale considerazione e di amore e tu fai benissimo a difendere la tua sorellina se ce ne fosse bisogno!!!Tanti slurpini tesoro caro e a tutti i cagnolini del mondo westie o meticci o trovatelli..sono sempre amici nostri e degni di uguale considerazione e amore solo meno fortunati-
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Inserito il: 30 Oct 2010 16:51
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Strauss ho capito che la colpa è degli uomini ma questo nn significa che nn dobbiamo considerare quelle anime innocenti chiusi nei canili....cmq nn dico che Sam voleva offendere ma la parola è certamente offensiva....<Ciao a tutti e a te Cipria un bacione immenso tvb
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Inserito il: 30 Oct 2010 17:20
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Spero che vi possa interessare: a noi è piaciuto!
Cari bastardi…
di Stefano Nicelli
Articolo pubblicato sul numero di maggio 2006 della rivista CANI - una rivista di razza
Pubblicazione per gentile concessione della direzione della rivista
La definizione più bella che abbia mai letto sui bastardi, ops… pardon… meticci, è quella usata da Mauro De Cillis nel suo volume Il bastardo. Una grande razza: self made dog (cane che si è fatto da sé). Perché è l’unica che resta perfettamente in bilico tra un lessico brutale (bastardo, appunto), uno scientifico (meticcio) ed uno invece figlio di una generazione cresciuta con i cartoni animati di Candy Candy o Heidy: cane fantasia. Ma anche perché restituisce quel tanto di stima, apprezzamento e “maschio sussiego” di chi appunto s’è fatto da s’è, come certi miliardari di oggi, o manager di multinazionali col vizio della globalizzazione.
Non si può comunque non vedere anche in questa felice espressione di De Cillis un non so che di tenerezza, pari solo a quella che si può provare ad esempio quando al Campionato del mondo di calcio si fa il tifo per la nazionale del Ghana che incontra quella del Brasile o dell’Inghilterra. In fondo la sindrome di Davide contro Golia vale ancora oggi. Davide, il meticcio, si scontra inesorabilmente contro i tanti Golia che possono vantare pedigree pieni zeppi di campioni. Ma si scontra anche contro una certa forma di malcelato razzismo da parte di chi vede solo nel cane di razza l’unico rappresentante degno di essere definito canis familiaris, mentre ai “poverini” figli di due cani di strada – quelli che fanno l’amore davanti ad un bidone pieno di spazzatura e non in un bel prato stile inglese dove è il maschio che va a trovare la femmina e ci rimane per un paio di giorni, per essere sicuri che l’abbia fecondata – riserva una carezza veloce ed uno sguardo pieno di compassione. «Poveretti… chissà che vita hanno fatto! E come sono bruttini con quella faccia da pastore tedesco, la gambe da chow chow, la coda da pastore scozzese e il cuore di pinscher. Però sono simpatici…».
Ecco allora che definirli self made dog offre ai nostri cari bastardi l’occasione (giusto il tempo di pronunciare queste tre parole) di sentirsi importanti; un po’ come se, pur con tutto il rispetto dovuto, chiamassimo la donna che ci fa le pulizie in casa operatrice per il benessere e la salute delle dimore private, o il poveraccio che ci chiede una moneta per strada un rappresentante di quella minoranza sociale che non ha accesso al welfare e ai beni di consumo standardizzati dalla società del terzo millennio.
SONO TUTTI METICCI!
D’altra parte questo atteggiamento di razzismo nei confronti dei meticci non solo è fuori luogo, ma è anche fuori dalla storia. Dire infatti che il concetto di razza pura, e di conseguenza di cani con pedigree, risale a non più di 150-200 anni fa, è un dato di fatto. Solo con l’invenzione e la diffusione delle moderne esposizioni di bellezza la procedura di selezione delle razze ha assunto un aspetto scientifico e non solo dettato da fattori quali la capacità lavorativa o il buon carattere. Prima regnava il caos. O, meglio, prima regnavano altre priorità (in primis il lavoro) e a nessuno importava un gran che, ad esempio, dei buoni pastori o dei buoni cani da seguita avessero tutti il pelo, le orecchie e l’altezza al garrese standard.
Ne è un esempio il gruppo dei terrier, che fino al XIX secolo rappresentavano pressoché un unicum con delle semplici varianti di pelo, testa ecc. In Gran Bretagna quasi ogni contea ne aveva uno, e lo selezionava puntando soprattutto su ciò che sapevano fare.
L’atteggiamento di chi vede con occhio commiserevole i meticci è dunque simile a quello di chi, pur venendo dalla strada, ora si è arricchito e ha dimenticato i suoi trascorsi di miseria e umiliazioni. Dietro ad ogni cane di razza c’è una intera popolazione di cani di razze diverse, incrociati tra loro e talvolta anche con i primi che capitavano sotto tiro e che potevano dare qualche gene prezioso in più. Basta leggere la storia e leggere i nomi di tutte le razze che i vari padri della razza hanno usato per creare dapprima dei “prototipi a quattro zampe”, fino ad arrivare ad un affinamento del genotipo e del fenotipo.
METICCIO STYLE
Sul piano propriamente umano c’è poi da fare un altro discorso. Scegliere un meticcio talvolta è una scelta di vita, talvolta una coincidenza. Ricordo ad esempio il caso vero di una signora la cui cagna aveva avuto una storia d’amore con un maschio del quartiere. Una volta nati i cuccioli, la donna provò una tale e profonda vergogna a passeggiare ancora per quelle strade dopo che la sua «bambina» era stata sedotta e abbandonata, che per lungo tempo evitò il solito percorso.
Quest’ultimo è un caso estremo di coincidenza, ma ce ne sono tanti altri: il cane adottato dal canile, il trovatello lungo la strada, il cagnetto figlio-di-chissà-chi regalato per decine di motivi diversi, e così via.
Scegliere un cane non di razza pura può però anche essere una decisione volontaria. Per assurdo, sia avere al proprio fianco un bel cane di razza (magari poco noto al grande pubblico) sia avere un anonimo meticcio, fa chic. Dipende da chi c’è dall’altra parte del guinzaglio. Tanto è più accentuata la distanza tra la popolarità del proprietario e l’anonimato del cane, tanto più scocca la scintilla dell’insolito, della controtendenza.
Ma non solo. Il meticcio, proprio in quanto prodotto rustico, al pari dello zucchero di canna o dello yogurt fatto in casa, ha un valore aggiunto; quello che nel marketing moderno verrebbe definito un asset immateriale. Ha il sapore della crema pasticcera fatta da mamma, l’aspetto della ragazza della porta accanto, l’occhio rassicurante del prete di campagna. Chi sceglie un meticcio decide dunque di appartenere ad una categoria un po’ ai margini del mondo; fuori dal trambusto delle expo ufficiali, a lui appartengono le mille feste del bastardino sparse in tutto il Paese, dove si vince la coppetta o magari un bel biglietto per la pesca di beneficenza. Chi sceglie un meticcio sa di fare il tifo per una squadra di calcio della categoria dilettanti e non per la Juventus, il Milan o l’Inter. Chi sceglie un meticcio, in cuor suo, è un po’ come se si vantasse di una scelta fuori dagli schemi, dagli standard, dai dettami di una cinofilia fatta solo di coccarde, Best in show, titoli, brevetti...
METICCIO FOREVER
In conclusione mi auguro di non attirarmi addosso troppe antipatie da parte dei cultori del cane di razza pura per quanto dirò ora: il meticcio rappresenta la quintessenza della cinofilia. Perché?
Innanzitutto perché chi sceglie un meticcio è in parte limitato da questa scelta. A lui sono sbarrate le porte delle esposizioni di bellezza ufficiali e quelle di alcuni sport cinofili (eccetto l’Agility). Già in questo, dunque, abbiamo a che fare con una scelta dettata dall’amore per il cane, ovvero il significato esatto del termine cinofilia.
In secondo luogo perché a differenza delle razze pure, dove i lati più generali del carattere sono addirittura fissati dallo standard, nel meticcio ci si trova di fronte all’ignoto. Chi lo sceglie non può dunque puntare sulla giocosità ad esempio del boxer, sulla diffidenza verso gli estranei del pastore maremmano abruzzese, sulla bontà del terranova ecc. È (piacevolmente) costretto a scoprire il suo cane giorno dopo giorno, attraverso un’avventura forse più faticosa (la scelta del cane di razza si basa infatti anche sulle linee guida del carattere) ma anche entusiasmante.
In ultimo perché sa di avere al fianco un self made dog a cui sinceramente non importa nulla di essere considerato un cane di serie B, e che vive la sua caninità esattamente come il più decorato dei cani di razza. E sarà proprio questo bastardo a insegnare al suo padrone che non conta quello che ti porti dietro nell’albero genealogico, ma quello che sei tu, ora, nel presente, nell’esclusività di un’anima e di un corpo unici secula seculorum.
Grazie, dunque, cari bastardi... figli secondo qualcuno di un dio minore. Grazie perché, come spesso accade, le cose più vere, forti, belle e istruttive si imparano dalla strada. O, come in questo caso, da chi meno te lo aspetti. -
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Inserito il: 30 Oct 2010 18:14
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Un bacione immenso Fiocco!!!
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