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Inserito il: 16 Jun 2017 14:53
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(NICO DEMATTEIS)
Difende il suo cucciolo, a Torino dodicenne minacciata da un bruto
Una ragazzina di dodici anni piange. Continua a ripetere “mi dispiace”. Quello che le sta succedendo è che ha appena scoperto che cos’è la violenza degli uomini adulti. E’ appena stata minacciata da un quarantenne, un uomo alto più di un metro e ottanta per una novantina di chili di peso. L’ha fermata per strada, la strada in cui lei abita e lui ha un negozio, le ha gridato in faccia di fronte ai passanti increduli che presto “prenderà a calci fino a castrarlo” il cucciolo di cane di sei mesi che ha appena fatto pipì sul marciapiede, nelle vicinanze del prezioso negozio.
La ragazzina è incredula, chiede scusa e si ferma per pulire la pipì del cucciolo su un marciapiede che riflette almeno una quarantina di gradi. Al gigante cattivo non basta, continua a gridare e a minacciare. La ragazzina scappa, ora ha paura. Deve scendere in quella strada tutti i giorni, è casa sua. L’energumeno sarà soddisfatto. Ha dato una lezione alla bambina. Le ha spiegato con la sua violenza che le donne (e i più deboli in generale) devono temere la tracotanza e l’aggressività del più forte. Non solo, devono sentirsi in colpa. Perché è stata colpa loro, del più debole, scatenare la giusta violenza dell’orco. Sarà soddisfatto, quel poveretto.
Questa purtroppo non è una storia di fantasia. E’ una storia successa appena ieri, in pieno Centro storico a Torino. Non riferiamo i nomi dei protagonisti sia per tutelare la nostra eroina incolpevole, la ragazza che ora sarà più forte e grande perché ha imparato quanto minuscoli e meschini siano gli uomini violenti, sia per tutelare persino lui, il violento, l’aggressore, perché troppo grave (forse) sarebbe l’onta che subirebbe a venire additato in pubblico come l’orco che è. E perché anche le persone più meschine possono redimersi scusandosi in maniera completa, sincera e soprattutto repentina. Speriamo, anche se il dubbio sull’alfabetizzazione del violento è legittimo, che l’aggressore si riconosca in queste righe, si vergogni il giusto e apparecchi le migliori scuse che la storia ricordi.
Nel frattempo sarà la giustizia a valutare la consistenza della minaccia aggravata (poiché portata a una minorenne) e della violenza verbale (a un passo dallo sfociare in quella fisica, sempre nei confronti di una dodicenne).
nessuna parola! solo parolacce e insulti! -
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